
Varie strade e parchi giochi sono stati chiusi nella capitale cinese di Pechino ieri a causa di un picco di inquinamento atmosferico molto probabilmente dovuto all’aumento di produzione e di utilizzo di carbone che ha caratterizzato il paese nel corso delle ultime settimane. L’ordine è arrivato direttamente dal governo che ha anche imposto alle scuole di non fare più attività all’aperto, in primis lezioni di educazione fisica.
La Cina ad oggi è considerato uno dei più grandi produttori, forse il più grande, di gas serra. Proprio nel pieno della conferenza COP26 che ha visto i principali governi mondiali riunirsi per affrontare cambiamenti climatici in corso, la Cina ha annunciato un aumento di utilizzo del carbone a causa del deterioramento delle catene di approvvigionamento e in generale della crisi energetica nel paese.
Secondo quanto riferisce la AFP, i testimoni hanno parlato di una “fitta foschia di smog” apparsa nei cieli della Cina settentrionale tanto che in alcune zone la visibilità si è ridotta a meno di 200 m.
Vari tratti di autostrade sono stati chiusi anche in altre città, tra cui Shanghai, Tianjin e Harbin, proprio a causa della visibilità scarsa. A testimonianza del fatto che si tratta di inquinamento ci sono i rilevamenti effettuati dalla stazione di monitoraggio dell’ambasciata americana Pechino: secondo i risultati i livelli sarebbero “molto malsani”. A preoccupare di più sono i livelli di particolato PM 2,5, composto da particelle molto fini che possono introdursi molto facilmente nei polmoni e, a lungo termine ma anche a medio termine, possono provocare malattie respiratorie. Il livello di PM 2,5 registrato dalla stazione di monitoraggio venerdì era di 230, un livello enorme rispetto al limite raccomandato dall’organizzazione mondiale della sanità di 15.