Viene definita come una scoperta “che ha implicazioni per la nostra comprensione dell’aria che respiriamo” quella fatta da un gruppo di chimici dell’Università della California a Irvine. I ricercatori hanno infatti scoperto la presenza nell’aria di pezzi, estremamente piccoli, della misura di circa 30 nanometri di diametro, di funghi.
Per la precisione, come spiega Michael Lawler, autore principale dello studio, si tratta di frammenti che molto probabilmente sono piccoli pezzetti di spore fungine: “È stato inaspettato identificarli come frammenti di funghi. La comparsa di un gran numero di nanoparticelle atmosferiche è di solito attribuita a reazioni di gas nell’atmosfera, che crescono da molecole piuttosto che da particelle più grandi”.
Secondo il ricercatore, che ha eseguito lo studio insieme a James Smith, professore di chimica, questi piccoli pezzetti di spore fungine sono anche più facili da inalare nei polmoni rispetto alle stesse cellule, che possono avere un diametro di migliaia di nanometri.
Questo significa che queste particelle possono, almeno in linea teorica, contribuire maggiormente alla diffusione delle reazioni allergiche, come l’asma, e in generale ai problemi per le persone più sensibili.
Inoltre potrebbero essere responsabile di una maggiore creazione di nuvole di ghiaccio, come spiega Lawler: “Le cellule biologiche intatte di grandi dimensioni sono estremamente rare nell’atmosfera, ma abbiamo identificato nanoparticelle fungine in concentrazioni più elevate di ordine di grandezza, quindi se alcuni o tutti questi sono buoni nuclei di ghiaccio, potrebbero svolgere un ruolo nella formazione di nuvole di ghiaccio”.
Approfondimenti
- Atmospheric fungal nanoparticle bursts | Science Advances (IA) (DOI: 10.1126/sciadv.aax9051)