Un team di ricercatori, che ha pubblicato il proprio studio su eLife, ha scoperto che i feti di uistitì, un gruppo di scimmie del Nuovo Mondo appartenenti a vari generi, iniziano a praticare specifici movimenti del viso e della bocca, molto simili a quelli che i piccoli usano per chiamare aiuto, già dentro il grembo materno.
Scoperta che potrebbe valere anche per gli esseri umani
Come spiega il comunicato di eLife, si tratta di una scoperta che potrebbe valere anche per gli esseri umani. Alcune analisi effettuate tramite gli ultrasuoni dei feti umani hanno infatti evidenziato che, durante il terzo trimestre di gravidanza, i feti cominciano a fare dei movimenti facciali simili a quelli del pianto.
Ecografie di quattro femmine di uistitì gravide
I ricercatori hanno realizzato varie ecografie per 2-3 volte a settimana di quattro femmine di uistitì gravide. Le ecografie sono iniziate quando il viso dei feti cominciava ad essere visibile. Le scansioni con gli ultrasuoni permettevano ai ricercatori di analizzare i movimenti della testa, della faccia e della bocca dei feti. Questi movimenti venivano poi confrontati con quelli dei piccoli dopo la nascita nel momento in cui emettevano dei suoni per chiamare la madre.
Scoperte
I ricercatori scoprivano che i movimenti dei feti e quelli dei piccoli appena nati erano molto simili. In particolare risultavano quasi indistinguibili dai movimenti che i bambini appena nati facevano durante le prime 24 ore dopo la nascita quando venivano separati per breve tempo dalle madri. I ricercatori hanno analizzato anche le vocalizzazioni nonché altre tipologie di movimenti postnatali per essere sicuri che i movimenti dei feti non fossero movimenti generici della testa della bocca. Le analisi alla fine confermavano che i feti degli uistitì cominciano a praticare i movimenti che poi utilizzano dopo la nascita per richiamare l’attenzione delle madri già dentro il grembo materno, come spiega Darshana Narayanan, ricercatrice dell’Università di Princeton che ha realizzato lo studio.
Secondo Asif Ghazanfar, un professore del Princeton Neuroscience Institute, un istituto della stessa università, spiega che gli uistitì offrono delle opportunità molto valide per capire come si sviluppa il comportamento vocale dei primati.