
Una centrale solare nello spazio: ne parla Jovana Radulovic, ricercatrice in ingegneria meccanica e specializzata di sistemi di energia rinnovabile su The Conversation. In effetti le idee riguardanti i sistemi per acquisire l’energia solare tramite strutture nello spazio, nella maggior parte dei casi idee di stazioni orbitanti intorno alla Terra, non sono nuovissime perché i vantaggi non sarebbero pochi e sono state proposte diverse volte dagli scienziati in passato. Ovviamente ci sono dei limiti tecnologici e, per il momento, anche dei limiti legati ai costi.
Come riferisce la stessa Radulovic, il governo del Regno Unito sta valutando proprio una proposta del genere che potrebbe arrivare a costare circa 16 miliardi di sterline.
Un sistema che acquisirebbe l’energia solare direttamente nello spazio sarebbe fatto da un satellite o una navicella con tanti pannelli solari. Una volta acquisita la luce del Sole, questi pannelli genererebbero poi l’elettricità che sarebbe trasmessa, naturalmente in modalità wireless, sulla Terra.
L’acquisizione avverrebbe tramite antenne terrestri (denominate rectenne) che sostanzialmente acquisirebbero onde radio che verrebbero trasformate di nuovo in elettricità la quale verrebbe poi immessa nella rete elettrica terrestre.
Il vantaggio principale: luce acquisita 24 ore su 24
I recenti progressi, spiega la ricercatrice, in ambito tecnologico, soprattutto in quello del comparto solare, rendono sempre meno fantascientifica un’idea del genere.
Il vantaggio principale risiederebbe nel fatto che una centrale solare sarebbe illuminata da Sole praticamente 24 ore su 24.
Trasportare i pannelli costerebbe molto
Gli svantaggi non sono solo tecnologici ma anche relativi ai costi. Solo trasportare gli elementi dei pannelli in orbita nello spazio andrebbe ad occupare gran parte delle voci relative ai costi. Tuttavia nel corso degli ultimi anni sono state sviluppate celle solari sempre più leggere. Ulteriori progressi sono stati poi fatte anche nella trasmissione wireless dell’energia (anche se sulle lunghe distanze, con le tecnologie wireless attuali, solo una frazione dell’energia totale raggiungerebbe la Terra) e in generale nella robotica spaziale.
Robotica spaziale e razzi riutilizzabili
Quest’ultima caratteristica, in particolare, permetterebbe di montare i pannelli solari direttamente nello spazio, cosa che ne agevolerebbe il trasporto tramite i razzi. A tal proposito sistemi di lancio riutilizzabili, come quelli di SpaceX, farebbero risparmiare altri soldi.
Il problema dei detriti spaziali
Altre difficoltà, secondo la ricercatrice, risiederebbero nel fatto che pannelli solari potrebbero essere più o meno facilmente danneggiati, in maniera forse irreparabile, dai detriti spaziali così come da piccole rocce che orbitano a milioni intorno al nostro pianeta a grandissima velocità. A velocità del genere, anche un sassolino potrebbe danneggiare un pannello solare.
Il progetto valutato dal Regno Unito
Ritornando al progetto che è in corso di valutazione nel Regno Unito, essa prevede la costruzione di una stazione solare del diametro di 1,7 km (per un peso di circa 2000 tonnellate). Il sistema di antenne presente sulla Terra dovrebbe essere molto grande ed occuperebbe uno spazio di diversi chilometri quadrati. Il progetto prevede la costruzione di una stazione-satellite che potrebbe fornire fino a 2 GW di potenza al Regno Unito (attualmente la capacità del Regno Unito di produzione di energia elettrica è di circa 76 GW).
Il ritorno dell’investimento sarebbe lento e quindi ci vorrebbero risorse pubbliche oltre che quelle di tipo privato. Tuttavia si spera che con l’avanzamento delle tecnologie legate all’energia solare e al settore spaziale gli stessi costi possano diminuire ancora di più.
Note e approfondimenti
- Space Based Solar Power (rapporto del progetto in corso di valutazione nel Regno Unito; PDF)