
È da più di un secolo che stiamo trasmettendo onde radio nello spazio, incautamente secondo qualcuno. Una civiltà extraterrestre potrebbe intercettare queste onde radio, allestire nuove missioni con delle astronavi e mettersi in cammino verso la nostra direzione. Tuttavia una “risposta” del genere richiederebbe tantissimo tempo, come fa notare, su Science,[1] Avi Loeb, noto fisico teorico e cosmologo israeliano che già in passato ha realizzato diversi studi sull’argomento relativo alla vita extraterrestre.
- Per risposte di civiltà aliene potremmo dover attendere troppo tempo
- Tecnologie inimmaginabili sono necessarie per sperare in un “incontro”
- Civiltà extraterrestri potrebbero già essere vicine senza sapere della nostra esistenza
- Nostra prima missione su Proxima Centauri b
- Progetto Galileo
- Note e approfondimenti
Per risposte di civiltà aliene potremmo dover attendere troppo tempo
Anche contando solo su una risposta tramite segnali elettromagnetici come le onde radio, ossia segnali che si spostano comunque alla velocità della luce, secondo il ricercatore potremmo dover aspettare secoli o millenni per ottenere la risposta di una civiltà eventualmente situata a soli 100 anni luce di distanza.
Considerando invece un incontro “dal vivo” e una civiltà tecnologica più o meno al nostro livello di progresso, dovremo prendere in considerazione i razzi a propulsione chimica o qualcosa di simile. Considerando che una civiltà del genere potrebbe aver costruito razzi simili a quelli più veloci che abbiamo realizzato fino ad ora, questo tempo potrebbe allungarsi a milioni di anni. Ma è quasi impossibile che nel nostro vicinato cosmico possa esistere una civiltà che si trovi più o meno al nostro attuale livello tecnologico.
Tecnologie inimmaginabili sono necessarie per sperare in un “incontro”
Il ricercatore applica il principio copernicano secondo il quale non possiamo essere gli unici spettatori privilegiati dell’universo. Si tratta di un principio che contrasta con quello della “rarità della Terra” secondo il quale, invece, la vita è il risultato fortuito di una serie di fattori ambientali che debbono sussistere tutti uno dopo l’altro.
È chiaro che se una civiltà extraterrestre non possa contare su tecnologie che al momento riusciamo ad immaginare solo lontanamente, un eventuale incontro avverrebbe solo in un nostro futuro molto remoto in quanto le tracce che abbiamo lasciato come civiltà progredita tecnologicamente sono ancora troppo recenti. E non possiamo aspettare millenni.
Civiltà extraterrestri potrebbero già essere vicine senza sapere della nostra esistenza
Quindi lo scienziato spiega che esiste un secondo modo per capire se esistono civiltà intelligenti: una civiltà tecnologica sufficientemente avanzata potrebbe aver iniziato ad esplorare il nostro quartiere galattico già da molti milioni di anni, molto prima di accorgersi della nostra stessa esistenza.
In un contesto del genere potrebbe essere possibile che i veicoli interstellari di almeno una di queste civiltà potrebbero essere già vicino a noi in quanto almeno una di queste civiltà potrebbe essersi accorta che la terra è un pianeta abitabile e dunque un pianeta di interesse. Ed è proprio questa seconda possibilità ad essere l’oggetto del nuovo studio che Avi Loeb ha condotto insieme ad un suo studente, Amir Siraj.[2]
Nostra prima missione su Proxima Centauri b
D’altronde, molto probabilmente, la prima missione extrasolare che metteremo in piedi vedrà come principale oggetto di interesse Proxima Centauri b, un pianeta potenzialmente abitabile che si trova intorno alla stella Proxima Centauri, e non un sistema stellare qualsiasi.
Il fatto che la nostra prima missione interstellare probabilmente si rivolgerà ad un pianeta potenzialmente abitabile ci fa ben sperare: lo stesso, almeno a rigor di logica, dovrebbe accadere con una civiltà extraterrestre che abbia un minimo di interesse nello scoprire altre forme di vita.
Progetto Galileo
È proprio per questo che il ricercatore ha fondato, con il collega Frank Laukien, il progetto Galileo. Annunciato già il 26 luglio scorso, si tratta di uno sforzo di ricerca per analizzare, il più dettagliatamente possibile, i numerosi dati raccolti dai nuovi telescopi in modo da poter individuare tracce di possibile vita extraterrestre.
Finanziato dai privati, il progetto può contare su un team di ricerca internazionale e tra i suoi scopi c’è anche quello di costruire una nuova rete di telescopi per monitorare gli oggetti più insoliti individuabili nello spazio.