
Ventilatori per reparti intensivi stampati in 3D? È l’obiettivo che si sono posti alcuni ricercatori dell’Università di Malmö in un periodo in cui, come quello in corso afflitto dalla pandemia da COVID-19, l’utilizzo di questi dispositivi si rende sempre più pressante.
I ricercatori dell’università svedese si sono uniti ad un gruppo di scienziati ed ingegneri biomedici internazionali per produrre queste apparecchiature che si rivelano veri e propri salvavita ad un costo più basso senza inficiare sul livello di efficienza.
Lo scopo è soprattutto quello di riprodurre i componenti chiave più importanti facendo ricorso alle stampanti 3D. Gli stessi progetti, una volta realizzati, potranno poi essere scaricati gratuitamente da Internet e utilizzati in ogni parte del mondo, ovunque ci sia una stampante 3D di livello adeguato.
A tal proposito i ricercatori hanno formato una nuova piattaforma denominata LibreLabs per rendere la tecnologia poi accessibile a tutti.
Manjula Herath, un dottorando presso la Facoltà di Odontoiatria dell’Università svedese, dichiara: “La pandemia ha dimostrato che la mancanza di ventilatori potrebbe essere un problema in molte parti del mondo, ad esempio nel mio paese d’origine, lo Sri Lanka”.
I ricercatori hanno quasi ultimato un primo prototipo il quale sarà usato e sottoposto ad una valutazione a Peradeniya, proprio nello Sri Lanka. I ricercatori si sono posti un termine di sei mesi anche perché dovranno essere apportate alcune importanti modifiche.
Gli stessi ricercatori pensano che un primo modello stampato in interamente in 3D e realmente funzionante in un ospedale pubblico possa essere realisticamente installato già nel giro di due anni. Secondo Herath, se il progetto dovesse andare in porto, un ventilatore del genere costerebbe 1/10 di quello che costa un ventilatore “classico” oggi presente in commercio.