
Secondo quanto riferisce il comunicato stampa che presenta un nuovo studio apparso su The Lancet, dal 25 gennaio 2020 il virus 2019-nCoV potrebbe essere arrivato ad infettare fino a 75.800 persone nella sola città di Wuhan.
Sono i risultati di nuovi modelli compilati da un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong guidati dall’autore senior dello stesso studio, professore Gabriel Leung.
Lo stesso ricercatore dichiara che la stima del vero numero degli infettati da questo nuovo virus potrebbe essere sotto sottostimata dalle autorità in quanto non tutti coloro che vengono infettati dal virus consultano il medico anche perché, almeno inizialmente, i sintomi non sono gravissimi o molto visibili.
Lo stesso ricercatore dichiara però che questa discrepanza tra le stime che il suo team ha calcolato e il numero di infezioni trasmesse dalle autorità potrebbe essere dovuto anche ad altri fattori.
Questi ultimi potrebbero essere rappresentati, per esempio, dall’intervallo di tempo che c’è tra lo stesso momento dell’infezione e l’insorgenza dei sintomi (anche diversi giorni), dai ritardi nel sottoporre le persone infette alle prime cure mediche e dal tempo che comunque ci vuole per ufficializzare un’infezione tramite gli appositi test di laboratorio per un virus che alla fine è uno nuovo microrganismo mai visto prima.
“Le grandi città all’estero con stretti collegamenti di trasporto con la Cina potrebbero potenzialmente diventare epicentri di epidemie a causa della diffusione sostanziale di casi pre-sintomatici a meno che non vengano attuati immediatamente sostanziali interventi di sanità pubblica sia a livello di popolazione che a livello personale”, spiega Joseph Wu, autore principale dello studio, anch’egli ricercatore all’Università di Hong Kong.
Approfondimenti
- The Lancet: Modelling study estimates spread of 2019 novel coronavirus | EurekAlert! Science News (IA)
- Nowcasting and forecasting the potential domestic and international spread of the 2019-nCoV outbreak originating in Wuhan, China: a modelling study – The Lancet (IA) (DOI: 10.1016/S0140-6736(20)30260-9)