
L’emersione del virus Monkeypox, portatore del cosiddetto “vaiolo delle scimmie”, risulterebbe “sorprendente” secondo quanto dichiara Anne Rimoin un’epidemiologa dell’Università della California di Los Angeles, in un nuovo articolo su Nature. La ricercatrice ha studiato il vaiolo delle scimmie nel Congo per più di 10 anni.[1]
Sono stati segnalati più di 120 casi tra confermati e sospetti
L’allarme è da ricondurre alla veloce diffusione che questa malattia ha avuto in Europa nel corso degli ultimi giorni. Come spiega lo stesso articolo su nature, sono stati segnalati più di 120 casi (tra confermati e sospetti) di quella che, almeno fino a pochi giorni fa, veniva considerata una malattia abbastanza rara al di fuori dell’Africa.
Il fatto che sembra preoccupare di più gli scienziati risiede nell’emersione del virus in popolazioni separate, una trama che ha già abbiamo visto due anni fa con il virus SARS-CoV-2 (anche se si tratta di due virus appartenenti a famiglie del tutto differenti).
Casi al di fuori dell’Africa sono sempre stati pochissimi
Il virus del vaiolo delle scimmie (denominazione scientifica: Monkeypox virus) è stato classificato da 1958. Il virus può essere trasmesso sia da persone infette che da animali selvatici, ad esempio roditori. In un anno si verifica qualche migliaio di casi in Africa, di solito nelle aree centrali e occidentali. I casi al di fuori dell’Africa sono sempre stati pochissimi e di solito sono stati sempre collegabili a viaggi di persone in Africa oppure all’importazione di animali già infetti.
Gli scienziati sono preoccupati anche perché il numero di casi segnalati in pochi giorni in Europa ha già superato il numero dei casi segnalati dal 1970, un anno importante perché proprio nel 1970 è stato identificato il primo caso di infezione umana.[1]
Epidemiologo preoccupato da diffusione “silenziosa”
Andrea McCollum, un epidemiologo dei Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, crede che sia “profondamente preoccupante” questa diffusione “silenziosa” del virus del vaiolo delle scimmie anche perché viene segnalato in soggetti che sembrano non avere alcuna connessione tra loro.[1]
Non ci si dovrebbe far prendere dal panico
Tuttavia lo stesso articolo spiega che il virus del vaiolo delle scimmie non è paragonabile al SARS-CoV-2, il coronavirus è che ha scatenato la pandemia di COVID-19. Il virus del vaiolo delle scimmie è infatti molto meno infettivo. Inoltre i trattamenti per questa malattia, che comunque è già conosciuta da molti anni, già esistono e ci sono anche dei vaccini a disposizione. In parole povere, non ci si dovrebbe far prendere dal panico e non si troverebbero fare troppi paragoni con il virus della COVID-19.
Inoltre, spiega nell’articolo di nature, nella maggior parte delle persone il virus sparisce in poche settimane anche senza alcun trattamento.[1]
A quale ceppo a partire il virus entrato in Europa
Ora però gli scienziati vogliono capire a quale ceppo, dei due principali che esistono in Africa, appartiene il virus è che si è diffuso in Europa nel corso degli ultimi giorni. Secondo alcune analisi preliminari sembra appartenere al ceppo dell’Africa occidentale che è caratterizzato da un tasso di mortalità più basso rispetto al ceppo dell’Africa centrale. Tuttavia risposte definitive le otterremo solo quando saranno effettuate analisi genetiche più approfondite.[1]