
Gli animali che vivono nelle aree rurali non rappresenterebbero un rischio maggiore di trasmettere agenti patogeni agli umani rispetto agli animali che vivono in città secondo un nuovo studio apparso su Nature Ecology and Evolution.[2]
Il comunicato della Georgetown University, da cui proviene Greg Albery, borsista post-dottorato che ha realizzato lo studio, spiega che il problema della quantità dei topi “cittadini” ha fatto sospettare, anche a seguito della pandemia di COVID-19, che questi animali possano essere trasportatori di patogeni “pericolosi”.
Due persone erano rimaste infettate dal virus respiratorio Seoul orthohantavirus
Ad esempio per Washington DC nel marzo del 2022 i Centers for Disease Control and Prevention hanno lanciato una sorta di allarme. Nel 2018, per esempio, due persone erano rimaste infettate dal virus respiratorio Seoul orthohantavirus,[1] un virus che provoca una febbre emorragica. Di solito trasportato dai ratti, questo virus può colpire anche gli esseri umani una volta che questi ultimi rimangono esposti ai fluidi corporei degli stessi roditori, come saliva, sangue o urina o i fluidi degli escrementi.[3]
Esaminate più di 3000 specie di mammiferi
Il ricercatore Greg Albery ha voluto capire la quantità di patogeni trasportata dai ratti esaminando più di 3000 specie di mammiferi. Notava che gli animali che vivono nelle aree urbane possono essere in effetti vettori di vari tipi di malattie in quantità ben maggiore agli animali non urbani.
Dopo aver aggiustato i risultati secondo vari fattori, i ricercatori scoprivano però che gli animali di città non ospitano un numero più alto di specie di virus infettivi per gli esseri umani rispetto agli animali rurali. Questo “significa che la nostra percezione del loro nuovo rischio di malattia è stato sovragonfiato dal nostro processo di campionamento”, spiega il ricercatore.[1]
Animali urbani portatori incredibilmente importanti di molti agenti patogeni
Il ricercatore specifica che gli animali urbani rappresentano comunque “portatori incredibilmente importanti di molti agenti patogeni di cui siamo a conoscenza” nonostante, a seguito dei risultati conseguiti da questo studio, non sembrino essere trasportatori di agenti patogeni nuovi o che non conosciamo come si potrebbe pensare.[1]