Vita autoreplicante dentro le stelle potrebbe nascere da complesse stringhe cosmiche

Le "collane" fatte di stringhe cosmiche all'interno delle stelle potrebbero diventare sempre più complesse fino a formare una doppia elica che assomiglierebbe al DNA (credito: DOI: 10.31526/lhep.2020.166 | Letters in High Energy Physics)

Di tanto in tanto vengono pubblicati studi che ci propongono teorie che ci ricordano che la vita extraterrestre potrebbe in effetti non essere, e neanche assomigliare di striscio, alla vita come la conosciamo, di solito presa ad esempio, forse anche troppo spesso, quando si parla di vita aliena.

Vita extraterrestre: e se i nostri presupposti fossero errati?

In base al presupposto che la vita extraterrestre dovrebbe essere più o meno come quella presente sulla terra, presupposto che potrebbe anche essere errato dato che potremmo essere anche l’eccezione alla regola, per quanto ne sappiamo, andiamo dunque alla ricerca di pianeti che si trovano in una determinata “fascia abitabile”, che girano intorno a stelle più o meno simili al Sole e che abbiano condizioni superficiali simili a quelle terrestri.
Tutto molto accattivante ma se la vita non avesse bisogno di tutte queste condizioni?

Vita all’interno delle stelle?

Una nuova ricerca realizzata dai fisici Luis Anchordoqui ed Eugene Chudnovsky della City University di New York, ipotizza per esempio che la vita potrebbe formarsi, evolversi e addirittura prosperare all’interno delle stelle, qualcosa che eliminerebbe, tutto d’un botto, una delle condizioni necessarie per la vita come la conosciamo, e anche una delle più ostiche e statisticamente più rare, ossia quella del pianeta con tutta una serie di caratteristiche.
Molto dipende anche però da come si definisce la vita, come spiega Science Alert, che ha ripreso lo studio. Se i criteri per definire la vita risiedono nella capacità di codificare le informazioni e se queste stesse informazioni possono autoreplicarsi e dunque propagarsi nel tempo, allora delle particelle monopolari infilate in collane fatte da stringhe cosmiche potrebbero rappresentare quella vita che tanto stiamo cercando ma che non scommetteremmo mai di trovare all’interno di una stella.

Stringhe cosmiche catturate dalle stelle e un po’di fortuna

Secondo quanto riferisce Chudnovsky a ScienceAlert, le stesse informazioni stipate nell’RNA (o nel DNA) codificano il meccanismo di autoreplicazione. La vita che è nata sulla Terra si è in effetti originata in maniera casuale: dopo una lunga fase di formazione massiccia di sequenze casuali di RNA, si sarebbe verificata una sequenza capace di autoreplicarsi. Questo processo di autoreplicazione è diventato poi stazionario e ripetuto nel tempo.
In una stella tutto potrebbe partire da stringhe cosmiche catturate dall’astro stesso. Queste stringhe, proprio per la turbolenza all’interno delle stelle, comincerebbero ad allungarsi formando reti simili a delle collane. Questa struttura potrebbe diventare così complessa, proprio come gli atomi che si uniscono, da arrivare al punto di replicarsi alimentandosi con la stessa energia di fusione generata hanno all’interno della stella.

Strutture autoreplicanti sempre più complesse, forse intelligenti

La vita di queste specie autoreplicanti sarebbe brevissima ma ciò non avrebbe importanza in termini di definizione ed esistenza della vita: “Ciò che è importante è che una tale scintilla riesca a produrre più scintille prima che svanisca, fornendo così una lunga durata della specie”, spiegano i ricercatori. E più passano le generazioni, più queste strutture autoreplicanti si farebbero complesse tanto che, solo ipoteticamente, potrebbero arrivare a sviluppare anche qualche forma di intelligenza, come riferisce lo stesso Chudnovsky.

Aspetto ed eventuale ricerca

Che aspetto avrebbe una forma di vita come questa? Assolutamente impossibile da immaginare o finanche da comprendere ma la forma della vita stessa non è importante non solo per definire queste strutture come “vita” ma anche per cercarle. Queste forme di vita potrebbero essere infatti presenti in stelle che tendono a raffreddarsi più velocemente di quanto i modelli odierni possono spiegare.
Questo raffreddamento accelerato, che oggi rappresenta ancora un mistero, potrebbe essere spiegato dal fatto che questi organismi utilizzano parte dell’energia della stella per sopravvivere. Buoni posti in cui cercare, dunque, potrebbero essere quelle stelle la cui luminosità si attenua in maniera irregolare senza causa apparente.

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