
Le ricerche da parte di planetologi ed esobiologi per quanto riguarda l’abitabilità sui cosiddetti “mondi d’acqua”, esopianeti interamente coperti da profondissimi oceani, sono sempre di più e a volte possono anche essere contrastanti.
Secondo varie ricerche precedenti, infatti, i pianeti interamente coperti dagli oceani, non potendo sopportare il classico ciclo di minerali e di gas che mantiene stabile il clima qui sulla Terra, non sono molto adatti alla vita.
Ora, una nuova ricerca pubblicata sull’Astrophysical Journal dichiara invece che i pianeti oceanici, con i loro oceani profondissimi che vanno a coprire un piccolo (in relazione alla Terra) nucleo interno roccioso possono rimanere stabili a livello climatico per più di un miliardo di anni.
I risultati sono stati ottenuti tramite diverse simulazioni computerizzate realizzate da Edwin Kite, assistente professore di scienze geofisiche presso l’Università di Chicago e autore principale dello studio, coadiuvato da Eric Ford.
Secondo questa teoria, si tratta di pianeti fortunati (almeno il 10% dei mondi d’acqua secondo i ricercatori) che, oltre a trovarsi nella giusta posizione intorno alle loro stelle, possono vantare anche una giusta quantità di carbonio e di altri elementi della crosta disciolta negli oceani.
In questo modo possono attivare il ciclo del carbonio tra l’atmosfera e l’oceano con le giuste concentrazioni.
Il periodo riguardo alla stabilità climatica di un pianeta del genere dipende essenzialmente dall’anidride carbonica e da come è ripartita tra oceano, atmosfera e rocce durante i primi anni, secondo lo stesso Kite che conclude: “Sembra che ci sia un modo per mantenere un pianeta abitabile a lungo termine senza il ciclo geochimico che vediamo sulla Terra.”.
In sostanza ora tutto ciò che serve, oltre alla posizione del pianeta intorno alla stella che deve permettere all’acqua di restare liquida, è la luce fissa di una stella.
Fonti e approfondimenti
- Water worlds could support life, study says (IA)
- Habitability of Exoplanet Waterworlds – IOPscience (DOI: 10.3847/1538-4357/aad6e0) (IA)
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