Per comprendere meglio come si possa sviluppare la vita extraterrestre, un gruppo di scienziati ha analizzato un campione di 15 amminoacidi, presenti e non presenti qui sulla Terra per quanto riguarda gli organismi viventi, e ha eseguito diversi test per controllarne la resistenza a condizioni anche estreme, ossia quelle condizioni che si possono trovare sui pianeti extrasolari.
Claire Mammoser, assistente universitaria nel laboratorio di Laura Rowe presso l’Università di Valparaiso, presenterà il lavoro della riunione annuale della Compagnia Americana per la Biochimica e la Biologia Molecolare durante il meeting Experimental Biology 2017 si terrà a Chicago dal 22 al 26 aprile.
Secondo la dottoressa Mammoser, “in una localizzazione extraterrestre, le proteine in un organismo non sarebbero necessariamente uguali a quelle di un organismo sulla Terra, potrebbero utilizzare amminoacidi che ci sono noti ma che non sono non utilizzati per produrre proteine sulla Terra. Il nostro obiettivo principale con questa ricerca è capire se ci sono caratteristiche strutturali di alcuni aminoacidi che portano ad una maggiore stabilità nelle condizioni extraterrestri e poi vedere quali possano essere queste caratteristiche”.
Le sperimentazioni riguardano diversi test su amminoacidi sottoposti a condizioni estreme come temperature molto basse o molto alte, radiazioni ultraviolette, radiazioni gamma e altre situazioni che imitano gli ambienti che si possono trovare su Marte, su Encelado e su Europa, satellite di Giove.
Ciò potrebbe permettere di comprendere quale tipologia di amminoacido può riuscire a sopravvivere in ambienti così estremi e per un periodo abbastanza lungo da poter innescare un percorso evolutivo così come è stato sulla Terra.