
L’evoluzione della vita sulla Terra ci suggerisce che gli animali complessi si sono evoluti una sola volta nella storia della vita stessa e ciò porta a pensare che la vita extraterrestre, in particolar modo quella intelligente o quanto meno complessa, potrebbe essere molto più rara di quanto mai calcolato: è questo, in sostanza, il messaggio lanciato da un nuovo articolo apparso su The Conversation1 a firma di Nick Longrich, biologo evoluzionista dell’Università di Bath.2
L’evoluzione convergente
Questa tesi risolverebbe il paradosso di Fermi che si chiede, nonostante l’enorme vastità dell’universo, anche solo considerando la piccola porzione che è osservabile dal nostro punto di vista, dove sono gli altri.
Dato che possiamo studiare solo la vita che è apparsa sulla Terra, questa ci ha insegnato che l’evoluzione a volte si ripete in un processo denominato “evoluzione convergente”.
Secondo questa tesi, se l’evoluzione stessa si ripete in esseri viventi che sembrano molto diversi tra loro, potrebbe essere molto probabile, persino inevitabile, un’evoluzione come quella che è avvenuta sulla Terra e che ha portato ad essere intelligenti come noi.
Convergenza sviluppatasi comunque da un solo lignaggio
Esempi di evoluzione convergente risiedono nelle talpe marsupiali, nei formichieri marsupiali e negli scoiattoli volanti marsupiali: tutte tre le specie hanno sviluppato, per esempio, la tasca addominale per proteggere la prole in maniera pressoché indipendente. Gli esempi sono naturalmente tantissimi in natura.
Il fatto è che tutta questa convergenza si è comunque sviluppata all’interno di un solo lignaggio, quello degli eumetazoi (Eumetazoa), uno dei sottoregni a cui appartiene la maggior parte degli organismi animali conosciuti.
Si tratta di animali con un minimo di complessità, con corpi simmetrici, bocca, intestino, muscoli, sistema nervoso.
Vita complessa improbabile come l’intelligenza
Nel corso dell’evoluzione diversi eumetazoi hanno sviluppato delle soluzioni simili a dei problemi simili ma la struttura di base da cui questo processo evolutivo è partito è sempre la stessa ed è unica. Questo fatto suggerisce che gli animali complessi si sono evoluti una sola volta nella storia della vita terrestre e che quindi questa stessa evoluzione potrebbe essere molto improbabile.
Del resto potrebbe essere altrettanto improbabile anche l’intelligenza di livello umano così come tanti altri eventi considerati come “critici” nella storia dell’evoluzione tra cui la comparsa dello scheletro, la comparsa del sesso, la fotosintesi e anche la stessa comparsa delle cellule eucariotiche.
“Ci sono luoghi in cui l’evoluzione si ripete e luoghi dove non lo fa. Se cerchiamo solo la convergenza, si crea un pregiudizio di conferma. La convergenza sembra essere la regola e la nostra evoluzione sembra probabile. Ma quando cerchi la non convergenza, è ovunque e gli adattamenti critici e complessi sembrano essere i meno ripetibili e quindi improbabili”, dichiara nell’articolo Longrich il quale aggiunge che tutti questi eventi sono comunque collegati l’uno all’altro e dipendevano l’uno dall’altro.
Scintilla della vita si è accesa una sola volta
La sostanza è sempre la stessa: tutti gli organismi presenti sulla terra, per quanto ne sappiamo, provengono da un unico antenato e quindi la scintilla della vita si è accesa una sola volta. A supportare la forte improbabilità dei suddetti eventi evolutivi c’è anche il fatto che la maggior parte di essi richiede un tempo lunghissimo: ad esempio la fotosintesi si è evoluta 1,5 miliardi di anni dopo la formazione della Terra, le cellule complesse sono arrivate dopo 2,7 miliardi di anni e l’intelligenza umana dopo 4,5 miliardi di anni.
Non proprio piccoli lassi di tempo considerando che la storia dell’universo, per quanto ne sappiamo, copre “solo” 13 miliardi di anni.
Nostra esistenza è una vincita alla lotteria multipla
La nostra stessa esistenza, secondo il ricercatore, dovrebbe non essere considerata come una vincita alla lotteria. Dovrebbe essere considerata come una vincita alla lotteria avvenuta innumerevoli volte, una dopo l’altra, qualcosa di ancora più improbabile.
Sugli altri pianeti adattamenti come questi potrebbero richiedere semplicemente troppo tempo affinché emerga l’intelligenza. Un pianeta intorno ad una stella, con tutta l’eventuale vita che potrebbe contenere, potrebbe essere distrutto da una supernova oppure da qualsiasi altro evento di tipo mortale per la vita su un pianeta che orbita intorno ad una stella (di eventi mortali del genere ne conosciamo a decine e più studiamo l’universo, più ne contiamo).
Principio antropico
A questo punto rientra in gioco il cosiddetto principio antropico: le probabilità che ci troviamo su questo mondo molto improbabile sono comunque del 100% perché non potremmo neanche ragionarci su se tutti questi eventi improbabili non fossero avvenuti.
Lo stesso Longrich sembra dunque supportare la teoria antropica chiudendo l’articolo in questo modo: “L’intelligenza sembra dipendere da una catena di eventi improbabili. Ma dato il vasto numero di pianeti, vasto come il numero infinito di scimmie che picchiettano su un numero infinito di macchine da scrivere per scrivere l’Amleto, è destinata ad evolversi da qualche parte. Il risultato improbabile eravamo noi.”