
Nuove linee guida per quanto riguarda il volvolo del colon e la pseudo-ostruzione acuta del colon (colonic pseudo-obstruction, ACPO) vengono presentate in un nuovo studio apparso su Diseases of the Colon & Rectum e realizzato da ricercatori dell’American Society of Colon and Rectal Surgeons.[1]
I ricercatori elencano 15 raccomandazioni inerenti la diagnosi e il trattamento del volvolo del colon.
Tra le raccomandazioni c’è quella relativa al fatto che la valutazione iniziale del volvolo del colon deve essere fatta anche con un’anamnesi mirata, un esame fisico e una valutazione di laboratorio di base. Il volvolo del colon, come spiega HealthDay, spesso viene valutato solo con radiografie addominali nei pazienti emodinamicamente stabili ma può essere usata anche la tomografia computerizzata per ottenere una conferma. Anche l’endoscopia inferiore, secondo i ricercatori, dovrebbe essere usata, soprattutto per capire la vitalità del colon sigmoideo.[1]
Inoltre, secondo i ricercatori, se la detorsione endoscopica del colon sigmoideo non si rivela utile e se il paziente presenta colon non vitale o perforato, è suggeribile una resezione sigmoidea urgente.[1]
Infine, secondo i ricercatori, la riduzione endoscopica generalmente non è raccomandabile per il volvolo cecale, sarebbe meglio eseguire la resezione segmentaria.[1]
Per quanto riguarda la ACPO, la valutazione dovrebbe essere fatta in base ad un’anamnesi mirata e ad un esame obiettivo nonché in base a valori di laboratorio di base e in base ad esami diagnostici con immagini. Tra i trattamenti iniziali di supporto può essere inclusa anche l’eliminazione o la correzione di quelle situazioni che fanno sì che l’ostruzione si prolunghi nel tempo.[1]
“Queste linee guida non dovrebbero essere considerate comprensive di tutti i metodi di cura adeguati né esclusive di metodi di cura ragionevolmente diretti all’ottenimento degli stessi risultati. Il giudizio ultimo sulla correttezza di una determinata procedura deve essere espresso dal medico tenendo conto di tutte le circostanze presentate dal singolo paziente”, spiegano i ricercatori nell’abstract dello studio.[2]