Vulcani possono rinascere in soli 50 anni dopo essere sprofondati per un’eruzione

Il vulcano Bezymianny subì un’eruzione nel 1956 che portò ad un crollo notevole e ad una disintegrazione di una buona parte del vulcano stesso. Quest’ultimo si è riformato, comunque, dopo poco più di cinquant’anni (credito: DOI: https://doi.org/10.1038/s43247-020-00014-5 | Communications Earth & Environment)

Raccogliendo i dati fotogrammetrici riguardanti il vulcano Bezymianny del Kamchatka, dati che coprono più di sette decenni, un team di ricercatori del Centro di ricerca tedesco per le geoscienze GFZ, insieme a colleghi vulcanologi russi, sono riusciti nella inusuale impresa di documentare il “ciclo di vita” di un vulcano, ciclo riguardante soprattutto la fase di ricrescita seguito di un crollo.
A seguito di un’eruzione o uno smottamento interno e quindi di un crollo le attività della camera edematica della caldera possono continuare benissimo fino a che si verifica una sorta di “rinascita” del vulcano stesso.
I ricercatori si sono accorti che i vulcani sembrano avere, in tal senso, una sorta di “memoria”.

Il vulcano Bezymianny eruttò il 30 marzo 1956 e subì un crollo della sommità, soprattutto per quanto riguarda il settore orientale. Già da allora i sovietici cominciano a raccogliere dettagliate foto con sorvoli effettuati con gli elicotteri mentre le foto più recenti sono state effettuate da satelliti oppure droni. Con tutte queste immagini i ricercatori hanno realizzato una sorta di “timelapse” del vulcano dopo il crollo accorgendosi che già dopo due decenni l’attività era aumentata. Dopo cinquant’anni, l’attività cominciava a concentrarsi su unico sfiato, cosa che provoca a crescita di un cono nuovo e ripido.
In generale il vulcano è ricresciuto di 26.400 metri cubi al giorno (una quantità di materiale equiparabile a quella trasportabile da un migliaio di autocarri con rimorchio).

I ricercatori credono che ad un certo punto il vulcano raggiungerà un’altezza critica e ciò provocherà un nuovo crollo a causa del suo stesso peso.
“I nostri risultati mostrano che il decadimento e la ricrescita di un vulcano hanno un impatto importante sui percorsi del magma in profondità ” spiega Thomas Walter, vulcanologo del GFZ e uno degli autori dello studio secondo il quale vulcani si si dispongono dunque di una sorta di “memoria” tramite la quale, anche dopo eruzioni devastanti che possono disintegrare la montagna, possono rinascere riformandosi in pochi decenni. Quest’ultimo è stato pubblicato su Nature Communications Earth and Environment.

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